Sergio Alberti (Investimenti Immobiliari a Dubai): Come ci ha trasformato il Digital
Sergio Alberti – Senza accorgerci stiamo cambiando il nostro modo di vivere i rapporti interpersonali sovrapponendo sempre più il “modello digitale” al “modello reale”.
Questo cambiamento ha portato ad attribuire doti di “grandi condottieri” a personaggi diventati tali solo con la forza del modello digital-social.
In questi giorni ho letto di una statistica che affermava come i quindicenni italiani di oggi comprendano meno ciò che leggono rispetto ai pari età di 10 anni fa, rispecchiando quindi lo status della società attuale che, a causa della rivoluzione digitale e della velocità ad essa legata, tende a esprimere giudizi su ciò che si legge solamente cliccando un semplice like senza assolutamente approfondire la tematica in oggetto.
Oggi le notizie sono appunto più veloci e quindi, giocoforza, più superficiali, il tutto a scapito dell’approfondimento e della riflessione che, al contrario, dovrebbe essere normale da farsi di fronte a qualsiasi notizia. Questo cambiamento sta portando alla distruzione dell’informazione della carta stampata di fatto molto più riflessiva.
Ricordo quando, da ragazzino, commentavo con mio padre le notizie del giorno e preciso che il mio povero papà era un semplice operaio con la quinta elementare ma che per una vita, tutti i giorni, sino a poche ore prima di lasciarci, non mancava di leggere il suo quotidiano preferito.
Tuttavia la cosa che più mi fa riflettere è come la rivoluzione digitale in atto abbia tolto ai giovani quella voglia di dialogare, di esprimersi, di condividere e, perché no, anche di discutere approfondendo i concetti poiché tutto ciò è stato sostituito dalle varie chat che hanno invaso la nostra vita
Io stesso mi sono adeguato alle chat ma i miei 56 anni non mi hanno fatto dimenticare come sia bello parlare e confrontarsi guardandosi negli occhi, come sia bello dire ti amo, oppure discutere di un concetto parlandone con una persona che si stima ed é incredibile come questo nuovo mondo “digitale-superficiale” abbia fatto diventare fenomeni dei personaggi che di fenomenale non hanno nulla se non il loro atteggiamento “attira like” cambiando le carte in tavola della meritocrazia della notorietà dove i (veri) like bisognerebbe darli invece a chi si accultura, a chi dona agli altri la propria conoscenza, a chi parlando insieme fa cogliere la profondità dei concetti che esprime.
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Come ho già detto ho dovuto anche io adeguarmi al digitale e tutto sommato ne sono felice ma dentro di me batte un cuore, il cuore del rapporto umano, il bene sempre più raro e quindi sempre più prezioso.
Sarebbe bello e auspicabile che tra i giovani ci fosse una inversione di tendenza nel dare la giusta importanza alle persone e anziché divinizzare chi si atteggia da bullo, da duro, da cosiddetto “figo”, si apprezzasse chi fa della cultura e delle buone maniere il proprio stile di vita perché si può essere fighi, svegli e attraenti anche parlando e scrivendo correttamente in italiano e magari mettendo l’educazione al primo posto dei valori.
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